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2024
Italia

Tiberio Crivellaro

BONACCIA  A  MARINA  DI  SOTTO

Surrealprose

     Stasera non c’è il vento a muovere la scena notturna, ad infrangere il verso fresco agitato dalla calma del mare.
Stasera i marinai per diletto sono più attenti alle curve delle native dietro gli aloni dei portaletti nelle calli del porto. Hanno sorrisi secchi e abbronzati dalla bonaccia.
     Un’allodola ruota la pavoncella del timone, ristorna tra le fronde all’estuario sopito. E c’è una nota di luce come di lampara che trafigge il barbo limoso nell’acquitrino dell’infermità.

     Vecchie contade in salamoia hanno perso il fiato e cercano boccate di burrasca, rincorrono i sedimenti estivi degli antichi marosetti mentre rassettano l’inclinatura alle seggiole spioventi e pressate sulle gonfie e smorte croste dei muri scoloriti da antiche tempere vivaci, quasi burane, una volta serenissime.
Alcune hanno perso poderose braccia tatuate nelle tempeste al largo tra le spume delle acque cardoscuro…
(Maritimarinai    noviimarinai   hombremarinai) –
…Di queste terre senza croci serbano ancora un gusto saligno/amaro. Qualche pesce catturato dai figli ha ritornato loro cellule di china e uno scampolo di squama blu. Nessuna di queste case ha il colore del mare.
Nessuna di queste dimore ha la rifrangenza dell’umido umor acqueo…
Sto qui, nell’umidità col verso languore, come un pesce fuor d’acqua/ ho brividi contratti/ e il vicino balenio della Stella avverbio finalmente addormenta l’allodola che dall’alto oblio cade nella gracile nebbia scomparendo.
Ma c’è lì, nella proda calma e bassa, a un tiro di faro/candela, una balenina bianca curiosa che sembra un borghetto di scoglio.

     Solo tre gorghi muovono appena lo spettacolo; l’uno inghitte l’icara civetta succhia/passeri, l’altro stonfa sullo scomparire della balenina che fugge da questo tremendo immobilìo, il terzo annega la mia penna che ha falsi ghirigori di asfissia.

     Adesso, in questa sfuria di pigra aquamorta, nessun pesce morato porta periscopi con fototessera sulla pinna dorsale.
Adesso le cicale di mare sbattono sui tavoli degli avventori le loro  epilettiche pinnine. E i forestieri sempre più accaldati succhiano le loro dibattenti virtù. Ma per fortuna i due occhielli dipinti sulla coda non vedono più fauci cristiane striate di pallido sangue Tocai.

Fa bonaccia che sa di uragano rimosso sull’ampia navata di nasse giunchiglia
a Marina di Sotto.

Roglia il mare
sullo scoglio ardesia
l’acqua spuma
il sangue seppia
sui crani granchi
evoluti dal pensiero.

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